E’ una delle voci più ispirate e profonde che abbiamo ascoltato in questi mesi di emergenza. Franco Arminio, scrittore e poeta tra i più amati nel nostro Paese, ci ha inviato la sua testimonianza in “tempore famis”.
Nel suo intervento Arminio evidenzia ciò che lo ha più toccato del dramma che stiamo vivendo: “Mi ha molto ferito il fatto che si muore senza funerali. Trovo scandaloso che si muoia senza almeno immaginare un rito alternativo: come si va al supermercato, si potrebbe andare a omaggiare un defunto dentro una bara con tutte le norme rispettate”. Questa attenzione all’uomo, al valore di ogni vita, in tutti i suoi passaggi si rispecchia anche in ciò che Arminio pensa, guardando al futuro, al dopo-emergenza. “Il virus si è avventato su una società sfinita, spiritualmente moribonda. Ed è da qui che dobbiamo ripartire. Dal sacro. Dobbiamo rimettere al centro nella vita di ciascuno, nelle nostre piccole comunità il senso del sacro”.