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Un ramo di mandorlo

Nel mio giardino sei anni fa piantai un mandorlo. Lo feci grazie a mia mamma, che raccolse alcune mandorle a Romena e una volta tornata in Brianza le interrò. L’anno dopo a sorpresa mi donò una piccola piantina che misi nel mio giardino. Crescerla non è stato facile: si ambientò a fatica, ebbe bisogno di supporti e lo scorso anno contai credo solo tre fiori sui suoi rami. Soprattutto non vidi mai una mandorla, tanto nei mesi scorsi pensai di provare con un innesto, ma il blocco per il virus impedì anche questo.

Io mi dissi che andava bene anche così, che la fioritura era stata splendida quest’anno e che forse c’era da accettarlo così il mio mandorlo: un piccolo albero un po’ incurvato e senza frutti.

Stamane invece sono uscita in giardino a cogliere i fiori del mattino e mi sono fermata a guardarlo: è pieno di mandorle e in molte ancora si vedono i resti dei fiori da cui si è generato il frutto.

Questa scoperta mi ha commossa profondamente. Non so se qui in Lombardia quello che stiamo vivendo ci renderà migliori o peggiori: come tutti i momenti critici si cammina su un crinale, non è per nulla scontato da quale parte ci si ritroverà alla fine e ci sono segnali forti e ricorrenti in entrambe le direzioni.

Queste mandorle però oggi mi hanno dato fiducia e mi hanno riportano a quelle parole scoperta tanti anni fa: mi fu rivolta questa parola del Signore: «Che cosa vedi, Geremia?». Risposi: «Vedo un ramo di mandorlo». Il Signore soggiunse: «Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla».

Cristina C.